SìPario

Starting date
July 23, 2024
Duration (months)
24
Departments
Neurosciences, Biomedicine and Movement Sciences
Managers or local contacts
Cavedon Valentina , Milanese Chiara
Keyword
sport adattato, benessere psico-fisico, inclusione

Introduzione

Il progetto Pario (Supporting Inclusion and Promoting Adapted-sports though Research, Innovation and Outreach) dell’Università di Verona nasce in stretta collaborazione con il Centro Universitario Sportivo (CUS) Verona e si articola in attività di ricerca e Terza Missione. Il filo conduttore è la promozione del benessere psico-fisico e sociale di persone con disabilità attraverso la pratica sportiva. Il progetto si caratterizza per l’impegno rivolto alla costante ricerca e diffusione di una cultura dello sport che educhi all’inclusione, all’adozione di stili di vita sani e alla competizione equa, fondata principalmente sul dialogo e sulla creazione di sinergie tra ambiente accademico e territorio.

Alzare il SìPario sullo sport adattato significa fare emergere questo contesto sportivo, tanto affascinante quanto sfidante, favorirne la visibilità e promuovere la consapevolezza che la pratica sportiva porta con sé innumerevoli benefici da un punto di vista psicofisico e sociale. Col termine SìPario si desidera anche richiamare il simbolismo del “portare in scena” e rendere visibili tutti quei valori educativi di inclusione e valorizzazione delle diversità, da sempre profili peculiari dello sport adattato. Il fine ultimo a cui mira il presente progetto è quello di dare un contributo allo sviluppo di una mentalità sportiva a tutto tondo in grado di abbattere le barriere fisiche e culturali che allontanano le persone con disabilità dalla pratica sportiva e di promuovere tutte quelle strategie che possono favorire la pratica dello sport adattato da parte di persone con disabilità.

Il progetto

L’idea di questo progetto è il frutto dell’esperienza maturata in attività di ricerca di base e applicata che un gruppo multidisciplinare di docenti e ricercatrici e ricercatori dell’area di Scienze Motorie dell’Università di Verona sta conducendo da oltre dieci anni, in collaborazione con colleghi/e afferenti ad altri atenei, federazioni e associazioni sportive e diverse realtà che gravitano nel territorio veronese. Il progetto è caratterizzato da un approccio multidisciplinare e dalla sinergia tra diversi ambiti di ricerca che permette di esplorare le diverse tematiche osservandole da diversi punti di vista, in modo tale da fornire una visione quanto più olistica e trasversale dello sport adattato. Il gruppo di lavoro è coordinato dalla Professoressa Chiara Milanese e dalla Dottoressa Valentina Cavedon ed è composto da docenti e ricercatori e ricercatrici universitari con professionalità eterogenee che abbracciano diversi ambiti di ricerca nel campo delle Scienze mediche, Neuropsicologia e Neuroscienze cognitive, Scienze economiche e statistiche, Scienze umanistiche.

Cosa intendiamo per “sport adattato”?

Lo “sport è sempre sport” anche quando viene praticato direttamente da seduti sul terreno di gioco come avviene nel Sitting Volley o da seduti su una carrozzina da gioco come avviene nel basket o nel rugby in carrozzina. Lo “sport è sempre sport” anche quando si corre o si salta grazie all’ausilio di protesi sport-specifiche, quando si corre o si scia con una benda negli occhi seguendo i segnali forniti dalla propria guida. Per chi nasce con una disabilità, fisica, sensoriale o intellettiva, o la acquisisce nel corso della vita, la pratica di uno sport “tradizionale” come il calcio, il tennis o l’atletica leggera, è resa possibile solo grazie all’utilizzo di protesi o carrozzine sport-specifiche, all’inserimento di un atleta-guida o all’introduzione di alcuni adattamenti più o meno sostanziali al regolamento tecnico di una disciplina sportiva. Uno degli aspetti più affascinanti dello sport adattato è che in questo contesto sportivo è lo sport che, pur mantenendo inalterata la sua essenza, viene adattato per poter essere praticato da chi, altrimenti, non ne avrebbe accesso.

Consideriamo, quindi, “adattati” tutti quegli sport che prendono come riferimento gli sport “tradizionali” ma che vengono modificati con regolamenti, campi di gara e/o equipaggiamenti ripensati e riorganizzati per far sì che il gesto atletico possa essere realizzato da persone che non possono correre, saltare, vedere o che, a causa della loro disabilità, non possono praticare uno sport “tradizionale”. Pallacanestro in carrozzina, rugby in carrozzina, tennis in carrozzina e Sitting Volley sono solamente alcuni esempi di sport adattati. Alcuni sport adattati sono molto simili alla corrispettiva disciplina praticata “in piedi”, altri sport adattati, invece, vengono modificati in modo molto più sostanziale o introducono degli elementi che sono caratteristici di più discipline sportive “tradizionali”.

A differenza dello sport “tradizionale” in cui ciascun atleta sceglie la disciplina sportiva che desidera praticare sulla base di diversi fattori personali e logistici come gusto personale, propensione e accessibilità, negli sport adattati la scelta della disciplina sportiva è spesso vincolata dalla tipologia e dalla gravità della disabilità dell’atleta. Infatti, ad eccezione dell’atletica paralimpica e del nuoto paralimpico che sono indubbiamente le due discipline sportive adattate più inclusive e che possono essere praticate sia da atleti con disabilità fisica che da atleti con disabilità sensoriale o intellettiva, non tutti gli sport adattati sono praticabili da tutte le persone con disabilità e ciascuna tipologia di disabilità è compatibile solamente con alcune discipline specifiche. A questo si aggiunge il fatto che spesso le persone con disabilità che vogliono praticare uno sport adattato devono spostarsi in altre città o addirittura in altre regioni per praticare uno sport. Inoltre, per praticare determinate discipline sportive adattate, sono necessari degli equipaggiamenti sort-specifici, come le carrozzine da gioco o le protesi sportive, che per il loro costo possono non essere accessibili a tutti. Infine, non sempre le palestre, piscine e centri sportivi in generale sono attrezzati per accogliere atleti con determinate tipologie di disabilità. Queste sono solamente alcune delle considerazioni che si possono fare riguardo ai tanti ostacoli che tante volte incontrano le persone con disabilità nell’approcciare al mondo dello sport e che è importante tenere a mente per promuovere strategie di intervento volte a favorire la pratica sportiva da parte di persone con disabilità.

Perché è importante promuovere gli sport adattati?

I motivi per cui è importante promuovere gli sport adattati sono tanti ma possono essere fondamentalmente sintetizzati come segue:

  1. Lo sport adattato è sinonimo di benessere psico-fisico e sociale.
  2. Lo sport adattato è veicolo di educazione alla cultura dell’inclusione.

Il laboratorio degli sport adattati

Le attività di ricerca sono centrate principalmente sullo sviluppo di conoscenze evidence-based riguardanti salute e prestazione sportiva di atleti con disabilità fisica, sensoriale ed intellettivo-relazionale con particolare riferimento a tematiche quali salute psico-fisica, stile di vita, valutazione funzionale, prestazione sportiva e classificazioni funzionali negli sport paralimpici. I risultati dei test di valutazione vengono di volta in volta condivisi e discussi con i singoli atleti e/o con il loro staff tecnico. 

Le principali linee di ricerca sono:

  • Antropometria e composizione corporea
  • Salute delle ossa
  • Stili di vita
  • Classificazioni funzionali
  • Valutazione funzionale
  • Analisi della prestazione sportiva con modelli e algoritmi statistici
  • Psicologia
  • Fisiologia
  • Filosofia
  • Alimentazione
  • Gruppo di studio sul Sitting Volley

Componenti del gruppo di ricerca

Project participants

Valentina Cavedon
Temporary Assistant Professor
Chiara Milanese
Associate Professor

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Activities

Research facilities

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