Relazioni comunitarie e capitale sociale nella realtà Veronese

Data inizio
1 ottobre 2005
Durata (mesi) 
12
Dipartimenti
Culture e Civiltà
Responsabili (o referenti locali)
Di Nicola Paola

Le riflessioni teoriche e le ricerche empiriche sulle reti sociali primarie (parentela, amicizia e vicinato) si possono ricondurre all’interno di due distinti filoni di studio, che hanno conosciuto, in anni recenti, una notevole convergenza. Agli studi sulla morfogenesi delle relazioni comunitarie (parentela, amicizia e vicinato) nella società moderna e quindi contemporanea (Crow, Allan 1994; Mitchell 1969; Wellman 1979), si sono affiancati, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, i lavori degli analisti strutturali, che hanno avuto il merito di richiamare l’attenzione sulla necessità di analizzare, studiare, comprendere e spiegare il comportamento dell’attore sociale da una prospettiva di rete (Blau 1975).
I due filoni di studio hanno conosciuto una notevole convergenza. In particolare le riflessioni sulla morfogenesi delle relazioni comunitarie nella società complessa hanno elaborato il concetto di “social support” (Gottleib 1981; Willmott 1987; Eurisko 1989; Di Nicola 1988), inteso come proprietà emergente delle reti sociali primarie. Le ricerche riconducibili, da un punto di vista teorico e metodologico, all’analisi strutturale hanno dimostrato che il social support, in quanto concetto multidimensionale e risorsa che può essere investita in più direzioni è il prodotto non delle reti sociali in quanto tali, ma delle caratteristiche strutturali e posizionali dei reticoli di appartenenza (Barbieri 1997). Forte dunque è stata l’attenzione a cogliere nessi tra proprietà delle reti (densità, multiplexity, connettività, centralità, cluster, clique) e quantità e qualità di social support accessibile per l’attore (per una sintesi sul tema si rinvia a Di Nicola 1998). Sia gli studi sulla morfogenesi delle relazioni comunitarie che quelli centrati sulle proprietà dei reticoli personali tematizzano, analizzano e studiano aspetti e dinamiche dei mondi vitali che possono essere ricondotti al concetto di capitale sociale, in particolare al concetto di capitale comunitario allargato. In un recente studio Nan Lin, che concettualizza il capitale sociale come `risorse accessibili tramite reti di relazioni’, ha dimostrato “Come un corretto sviluppo teorico del concetto di capitale sociale debba tener presente la centralità delle risorse sociali personali inserite nelle reti di relazioni, e la congiunzione tra individui e relazioni – il livello meso dal punto di vista analitico. Le successive e derivate nozioni di capitale sociale, inteso come impegno civico, assumono significato come indicatori di capitale sociale solo a condizione che siano legati alle reti di relazioni e alle risorse sociali personali. I dati empirici utilizzati in questo articolo confermano al di là di ogni dubbio che le reti di relazioni e le risorse sociali personali che vi originano costituiscono il cuore del capitale sociale” (Lin 2003, p.15).
In considerazione dei mutamenti che hanno investito le relazioni sociali primarie nella società complessa, mutamenti che hanno visto un depotenziamento della dimensione localistica (processi di de-localizzazione: indebolimento dei rapporti di vicinato) (Mutti 1989, 1992) e ascrittiva (restringimento delle reti parentali) e una crescente centralità delle relazioni elettive e di affinità (importanza crescente delle relazioni amicali) (Di Nicola 2002), con relativo e connesso restringimento degli scambi di aiuto materiale a tutto vantaggio degli scambi affettivi, di senso di riconoscimento, con la presente ricerca si tende ad un approfondimento delle dinamiche sociali e culturali che hanno profondamente modificato gli stili della socievolezza e quindi la forma, intensità e tipologia del capitale sociale comunitario nella città di Verona. Si ipotizza che la morfogenesi delle relazioni comunitarie abbia seguito linee di profonda differenziazione sociale, in virtù delle quali il capitale sociale comunitario più che risorsa indifferenziata e generica tende a diventare distintivo di alcuni gruppi e/o profili sociali.
Per raggiungere le finalità conoscitive della ricerca, si utilizzeranno strumenti eminentemente qualitativi: in particolare si condurranno dei colloqui in profondità con soggetti (maschi e femmine) `paradigmatici” di specifici stili di vita e di socievolezza.

Bibliografia di riferimento
ANDREOTTI A., BARBIERI P. (2003) (a cura di), “Reti e capitale sociale”, in Inchiesta, n.139 (numero unico)
BAGNASCO A. et al.(2001), Il capitale sociale. Istruzioni per l’uso, Il Mulino, Bologna
BLAU P.M. (1975) (Ed.), Approaches to the Study of Social Structure, Free Press, New York
BOURDIEU P. (1980), “Le capital social: notes provisoires”, in Actes de la Recherche en Science Sociales, 31, pp.2-3
COLEMAN J. (1988), “Social capital in the creation of human capital”, in American Journal of Sociology, vol.94, pp.95-120
COLEMAN J. (1990), Foundations of social theory, The Becknap Press of Harvard University Press, Cambridge MA
CROW G., ALLAN G. A. (1994), Community Life. An Introduction to Local Social Relations, Biddles Ltd., Hemel Hempstead
DI NICOLA P. (1998), La rete metafora dell’appartenenza. Analisi strutturale e paradigma di rete, Angeli, Milano
DI NICOLA P. (2002), Amichevolmente parlando. La costruzione dei legami sociali nella società complessa, Angeli, Milano
DONATI P. (2003) (a cura di), Famiglia e capitale sociale nella società italiana, Ed San Paolo, Cinisello Balsamo
EURISKO (1989), “Le reti di sostegno sociale”, in Social Trends, supplemento al n.46
FIELD J. (2004), Il capitale sociale: un’introduzione, Trento, Erikson
FOLGHERAITER F., DONATI P. (1991) (a cura di), Community care. Teoria e pratica del lavoro sociale, Ed. Erikson, Trento
GOTTLEIB B.H. (1981), Social Networks and Social Support, Sage, Beverly Hills
LIN N. (2003), “Capitale sociale: paradigmi concorrenti e loro validazione concettuale ed empirica”, in Inchiesta, n. 139
LIN N, COOK K., BURT R.S. (2001) (Eds.), Capital social. Theory and Research, Aldine de Gruyter, New York
MITCHELL J.C. (1969) (Ed.); Social Networks in Urban Situations, University Press, Manchester
MUTTI A. (1989), “I vicini e le reti informali di assistenza”, in Stato e mercato, n.25
MUTTI A. (1992), Il buon vicino, Bologna, Il Mulino
MUTTI A. (1996), “Reti sociali: tra metafore e programmi teorici”, in Rassegna Italiana di Sociologia, n.1
MUTTI A. (2003), “La teoria della fiducia nelle ricerche sul capitale sociale”, in Rassegna italiana di Sociologia, n.4
PUTNAM R. (2000), Bowling Alone: The Collapse and Revival of America Community, Simon&Schuster, New York
WELLMAN B., LEIGHTON B. (1979), “Networks, Neighbourhoods and Communities: Approaches to the Study of the Community Question”, in Urban Affairs Quarterly, vol.14, n.3
WILLMOTT P. (1986), Social Networks, Informal Care and Public Policy, Policy Institute Studies, London
WILLMOTT P. (1987), Friendship Networks and Social Support: a Study in a London Suburb, Policy Institute Studies, London
WOLLEBACK D., SELLE P. (2004), “ La partecipazione alle associazioni di volontariato contribuisce alla formazione del capitale sociale?”, in Sociologia e politiche sociali, 8-2

Enti finanziatori:

Finanziamento: assegnato e gestito dal Dipartimento

Partecipanti al progetto

Cinzia Biondani
Professore a contratto
Paola Di Nicola
Professore emerito
Elisa Gualandi

Collaboratori esterni

Marco Carradore
Università degli Studi di Verona Scienze dell'educazione Dottorando di ricerca
Silvia Capretti
Università degli Studi di Verona Scienze dell'educazione Dottoranda di ricerca

Attività

Strutture

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