Una nuova meta-analisi pubblicata su The Lancet Psychiatry fornisce indicazioni aggiornate e di grande rilievo clinico sulle modalità più efficaci e sicure per sospendere gli antidepressivi dopo la remissione da un disturbo depressivo o ansioso. Lo studio, condotto dal WHO Collaborating Centre for Research and Training in Mental Health and Service Evaluation dell’Università di Verona, rappresenta la revisione sistematica più ampia e rigorosa oggi disponibile sull’argomento e include i dati di oltre 17.000 persone.
La ricerca è stata condotta dalla Dott.ssa Debora Zaccoletti, psicologa e assegnista di ricerca dell’Università di Verona, sotto il coordinamento scientifico del Dott. Giovanni Ostuzzi, psichiatra e ricercatore del Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento. Lo studio ha analizzato 76 studi clinici randomizzati che confrontavano diverse strategie di sospensione degli antidepressivi. I risultati mostrano che una riduzione graduale del farmaco, accompagnata da un adeguato supporto psicologico, è efficace quanto la prosecuzione del trattamento nel prevenire le ricadute di malattia nell’anno successivo alla remissione. Questa strategia risulta significativamente più sicura della sospensione improvvisa o della riduzione troppo rapida del dosaggio, che aumentano il rischio di ricaduta.
Gli autori sottolineano che questi risultati non mettono in discussione l'efficacia degli antidepressivi né suggeriscono che la psicoterapia da sola sia sufficiente. Evidenziano piuttosto che, quando una persona desidera interrompere il trattamento, la sospensione dovrebbe essere pianificata con attenzione insieme al medico, adottando un tapering lento, personalizzato e accompagnato da un supporto psicologico strutturato. È inoltre emerso che, mentre l’evidenza è solida per la depressione, è meno consistente per i disturbi d’ansia, per i quali sono necessari ulteriori studi specifici.
Lo studio richiama l’esigenza di aggiornare le linee guida cliniche affinché promuovano una revisione regolare della terapia, evitando trattamenti inutilmente prolungati e favorendo percorsi di sospensione più sicuri e basati su prove scientifiche. Al tempo stesso, i ricercatori sottolineano la necessità di rendere disponibili interventi psicologici brevi, accessibili e scalabili, che possano sostenere le persone nel percorso di riduzione del farmaco.
Secondo i ricercatori del WHO Collaborating Centre dell’Università di Verona, questi risultati contribuiscono in modo decisivo a chiarire un tema di grande attualità come il deprescribing degli antidepressivi, offrendo ai clinici e ai pazienti indicazioni basate sulle migliori evidenze scientifiche oggi disponibili.
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