Sarà perché ha studiato le competizioni sportive nei corsi di studio di Scienze motorie ma sembra proprio che Anna Pedrinolla ci abbia preso gusto a vincere le gare internazionali dei giovani ricercatori. Non è la prima volta infatti che la dottoranda in Scienze biomediche cliniche e sperimentali dell’università di Verona, viene insignita di un premio per i suoi studi : dimostrazione che il suo percorso di ricerca merita un riconoscimento plurimo per la qualità scientifica. Dopo l’International Student Award Recipent dell’American College of Sports Medicine dell’anno scorso, ad agosto l’American Pysiological Society le ha conferito un prestigioso premio per uno studio intitolato “Progression of Alzheimer's disease: the role of nitric oxide bioavailability in cerebral and peripheral circulation”. Ricerca che si concentra sul ruolo dell’ossido nitrico nella malattia di Alzheimer.
Il percorso di ricerca Le attività di Pedrinolla danno continuità a un progetto PRIN gestito dal Dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento e coordinato da Federico Schena, direttore vicario e responsabile della sezione di Scienze Motorie, che vede coinvolti anche Massimo Venturelli, ricercatore impegnato da anni a studiare con notevoli risultati l’impatto dell’attività fisica sull’invecchiamento cognitivo e motorio e Doriana Rudi, referente per l’ateneo del progetto cittadino “Metti la salute nel movimento”. Oltre a loro, hanno collaborato allo studio Nicola Smania, ordinario di Medicina fisica e riabilitativa e direttore del Centro di ricerca in riabilitazione neuromotoria e cognitiva e Cristina Fonte, ricercatrice dello stesso centro. La ricerca ha analizzato il ruolo dell’esercizio fisico, a livello sia vascolare che cognitivo nell’evoluzione delle malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.
Lo studio Le ricerche si sono focalizzate sul ruolo dell’ossido nitrico, una molecola endogena implicata nella vasodilatazione e trasmissione di impulsi nervosi, sulla perfusione cerebrale periferica e sistemica nella malattia di Alzheimer. Che legame esiste tra la molecola e il progredire della patologia? Questa sostanzialmente la domande da cui ha preso le mosse lo studio, che è stato riconosciuto per la sua qualità scientifica e il rigore metodologico durante la conferenza del 14 agosto in Colorado organizzata dalla Società di fisiologia americana.
Metodi e risvolti della ricerca I soggetti affetti da Alzheimer hanno una significativa riduzione sia della circolazione corticale che di quella sistemica, che potrebbe dipendere da una riduzione della biodisponibilità dell’ossido nitrico. E’ quindi importante chiarire come la biodisponibilità della molecola controlli il flusso sanguigno extracranico della circolazione cerebrale e sistemica durante il progredire della patologia. Dalle analisi eseguite su 55 pazienti in stadi diversi della malattia si è dimostrato che il legame tra la circolazione cardiovascolare e i processi degenerativi del sistema nervoso centrale durante la patogenesi sono correlati con la riduzione della biodisponibilità dell’ossido nitrico. Questo significa che la degenerazione cardiovascolare potrebbe essere causata dalla ridotta biodisponibilità della molecola. Conseguentemente, aumentare la biodisponibilità e l’utilizzo della molecola significa apportare significativi miglioramenti sugli aspetti cardiovascolari andando a rallentare il presentarsi o il progredire della malattia di Alzheimer. Come può si può incrementare la produzione di ossido nitrico? L’attività fisica, modulando la produzione di ossido nitrico, viene ad assumere una funzione fondamentale in questo processo.
“L’attività fisica- spiega Pedrinolla - è dimostrato- che stimoli la produzione di ossido nitrico e contribuisca alla salute del cuore e del sistema vascolare. Ciò che fino ad ora non si sapeva era l’importanza specifica della biodisponibilità dell’ossido nitrico per le malattie neurodegenerative, nella fattispecie per l’Alzheimer e la sua relazione con ”.
“La ricerca, frutto di una collaborazione nazionale che sta dando continuità al progetto di studi sulla componente cardiovascolare e l’Alzheimer- dichiara Schena - inaugura una via, fino ad ora poco percorsa, sulla possibilità di intervenire sulla patologia. Se gli ulteriori studi in corso confermeranno l’importanza del ruolo dell’ossido nitrico e la possibilità di modularne la biodisponibilità con programmi di attività fisica questo porrà le basi per ulteriori sviluppi nella terapia contro l’Alzheimer”.