La prescrizione della camminata nei soggetti con diabete di tipo 2

La prescrizione della camminata nei soggetti con diabete di tipo 2
La prescrizione della camminata nei soggetti con diabete di tipo 2
 Un’attività semplice ma da usare in maniera appropriata per ottimizzare i benefici
 
Vari studi controllati documentano che camminare è una pratica efficace per le persone affette da diabete mellito di tipo 2. I protocolli esistenti tuttavia non descrivono in modo dettagliato come svolgere e usare in maniera efficace questa forma primigenia di attività fisica. Un vuoto, questo, che ha dato impulso a un testo scientifico che è al contempo revisione sistematica e proposta pratica di linee guida per utilizzare il cammino in maniera ottimale nei soggetti con questa comune forma di diabete.
Le revisioni sistematiche secondo le definizioni più ricorrenti sono “veri e propri progetti di ricerca” che, avvalendosi di una precisa metodologia e dopo una accurata e critica revisione e valutazione della letteratura scientifica, sintetizzano tutte le ricerche inerenti un determinato quesito pratico-clinico.
Walking for subjects with type 2 diabetes: a systematic review and joint Sid/Amd/Sismes evidence-based practical guideline è il titolo del documento pubblicato lo scorso settembre su due riviste scientifiche internazionali Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Disease e Sport Sciences for Health. La ricerca è stata condotta e coordinata dai docenti Paolo Moghetti e Federico Schena dell’università di Verona, in sinergia con la Società Italiana di Diabetologia (SID), l’Associazione Italiana Medici Diabetologi (AMD) e la Società Italiana di Scienze Motorie e Sportive (SISMES). La realizzazione della linea guida è stata svolta da una task force di sei persone: oltre Moghetti e Schena, Stefano Balducci, Laura Guidetti, Paolo Mazzuca, Ernesto Rossi.
La domanda che ha dato origine a questo lavoro è stata: che tipo di raccomandazioni clinico-pratiche, basate sulle evidenze scientifiche, possiamo fornire per incentivare e migliorare la pratica del cammino nei soggetti con diabete di tipo 2? Partendo da questo quesito, lo studio ha preso in esame, dal gennaio 1966 al febbraio 2020, 1872 articoli in inglese, riguardanti questa forma di deambulazione come strumento terapeutico per le persone diabetiche.
L’esercizio fisico è fondamentale nella gestione del diabete mellito di tipo 2. È risaputo che ha effetti positivi sul metabolismo glucidico e lipidico, sul sistema cardiovascolare, sul benessere generale e sulla qualità di vita, giocando un probabile ruolo anche nella prevenzione delle complicazioni croniche della malattia. Tra le attività fisiche, camminare è quella più semplice e sostenibile ed è efficace. Può combinare infatti un training aerobico e di forza, che si esplicita nella camminata veloce, nella camminata in salita o nella pratica del Nordic Walking. A fronte di questo, ci sono comunque una serie di potenziali problematicità, legate alla patologia e alle co-morbilità, di cui occorre tenere conto. Come camminare allora? In che modo rendere efficace la camminata? La linea guida prevede la necessità di uno screening medico, che deve essere personalizzato, una valutazione dei rischi e delle capacità funzionali con il test standardizzato del cammino per sei minuti, la prescrizione di almeno trenta minuti di attività giornaliera a intensità moderata, la gestione delle sessioni di camminata anche con la valutazione delle condizioni del terreno in cui viene svolta. Camminare, infatti, sulla sabbia, sulla neve o nell’acqua aumenta in modo significativo il dispendio energetico; così come camminare in salita o in discesa o con l’utilizzo dei bastoncini influenza in modo diverso i parametri metabolici, cardiovascolari e biomeccanici. A tutto questo è utile aggiungere il costante monitoraggio dello sforzo compiuto, che risulta essenziale al fine di valutare l’efficacia dell’esercizio prescritto ma anche per ridurre i potenziali “effetti collaterali” di questa forma non farmacologica di terapia.
“La metodologia adottata per le raccomandazioni che riassumono le conclusioni, derivanti dall’analisi sistematica della letteratura, prevede di considerare attentamente la qualità delle prove, quantificata in base a vari parametri fra cui le dimensioni e il disegno degli studi, e la significatività dei risultati relativi agli endpoint rilevanti valutati. A questo scopo è stata adottata una descrizione grafica per indicare la forza delle raccomandazioni e la qualità delle prove. Ogni raccomandazione presenta inoltre una breve descrizione e commenti tecnici per facilitarne l’attuazione”, spiega Paolo Moghetti. Tra le raccomandazioni forti: il cammino dovrebbe essere utilizzato con regolarità dalla maggior parte dei soggetti con diabete, preferibilmente, per quanto possibile, in maniera supervisionata e ricorrendo anche, nelle persone idonee, a programmi in cui l’intensità venga periodicamente variata. È anche importante interrompere la sedentarietà protratta con brevi periodi di camminata, che hanno un aggiuntivo effetto favorevole sui profili glicemici rispetto a quello che deriva dall’esercizio fisico strutturato.
“Le raccomandazioni vanno a rafforzare l’ormai consolidata competenza ed esperienza dell’università di Verona nella promozione della salute e di stili di vita attivi e nel campo della prevenzione primaria e secondaria di molte patologie. L’innovativo e completo lavoro, che ha coinvolto medici ed esperti scientifici in un confronto articolato, è un punto di riferimento regolativo per l’attività dei professionisti e un modo per fare sentire il paziente coinvolto e partecipe di una importante ricerca che comporta effettivi benefici per la sua salute”, specifica Federico Schena
 
Il documento intersocietario è stato presentato dai docenti Moghetti, Schena ed Ernesto Rossi mercoledì 2 dicembre durante la conferenza stampa di presentazione del 28° Congresso Nazionale della Società Italiana di Diabetologia dove è stato ulteriormente sottolineato che “l’attività fisica è una potente strategia anti-diabete e non ha senso limitarsi a consigliarla, è necessario, invece, prescriverla su misura del singolo paziente”.

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