Profili molecolari antiossidanti come un nuovo modello prognostico nella leucemia linfatica cronica

Profili molecolari antiossidanti come un nuovo modello prognostico nella leucemia linfatica cronica
Il gruppo di ricerca guidato da Maria Scupoli, docente di Biologia applicata nel dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, è il vincitore del premio fellowship Gilead, un finanziamento dedicato a progetti di natura scientifica, sociale e digitale che possano migliorare qualità di vita, assistenza terapeutica e outcome dei pazienti affetti da patologie infettive e oncoematologiche. Il progetto premiato “Profili molecolari antiossidanti come un nuovo modello prognostico nella leucemia linfatica cronica” è finalizzato a migliorare l’outcome e la qualità di vita dei pazienti affetti da leucemia linfatica cronica.

Il gruppo di ricerca è composto da Maria Scupoli, Massimo Donadelli, Maria Grazia Romanelli, Ilaria Dando ed Elisa Dalla Pozza del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, Marilisa Galasso, studentessa PhD del corso in Scienze applicate della Vita e della Salute in ateneo, Chiara Cavallini e Ornella Lovato del Centro di ricerca LURM (Laboratorio universitario di Ricerca medica) dell’ateneo.
l progetto di ricerca si propone di caratterizzare i meccanismi e il ruolo funzionale degli enzimi antiossidanti nel regolare i processi che determinano il diverso outcome clinico della leucemia linfatica cronica. Lo scopo principale di questo progetto è lo sviluppo di un nuovo modello prognostico basato sui profili d’espressione di molecole antiossidanti. Questa forma di leucemia ha un decorso clinico estremamente variabile, con alcuni pazienti che presentano una malattia indolente e altri con un decorso clinico accelerato e resistenza alla terapia. “
Il modello prognostico che proponiamo potrebbe identificare pazienti ad alto rischio per i quali scegliere un adeguato piano terapeutico”, spiega Scupolo. “I risultati di questo studio porteranno a un avanzamento importante nella comprensione dei meccanismi alla base dell’eterogeneità clinica nella leucemia linfatica cronica e forniranno più precisi strumenti prognostici capaci di stratificare i pazienti per un piano di follow-up e per una terapia personalizzata”.  
 
La leucemia linfatica cronica è la forma di leucemia più frequente nel mondo occidentale con una stima di circa 2800 nuovi casi e 1800 decessi ogni anno in Italia. Poiché la sua incidenza aumenta con l’età (in circa due terzi dei casi colpisce persone oltre i 65 anni di età) la prevalenza e la mortalità associate a questa forma di leucemia sono destinate ad aumentare a causa delle variazioni demografiche della società nelle decadi a venire. Oltre agli effetti sull’attesa di vita, la leucemia linfatica cronica può avere profondi effetti sulla qualità della vita a causa dei sintomi associati alla malattia, agli effetti tossici delle terapie, all’impatto emozionale e agli effetti funzionali del convivere con una malattia incurabile. Nel loro insieme, queste caratteristiche rendono la leucemia linfatica cronica una malattia con un profondo impatto sociale. I risultati di questo studio possono avere future implicazioni nel miglioramento della gestione clinica e della qualità di vita dei pazienti.
 

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